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“A Flash of Art. Fotografi d’azione a Roma
1953-1973”
A Palazzo Venezia, 400 rare
fotografie,dei mitici "paparazzi", illustrano i segreti della
leggendaria Dolce Vita |
Brigitte
Bardot e Gigi Rizzi famoso play boy negli anni '60 |
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Realizzata da Photology e curata da Achille Bonito Oliva, la mostra
"A flash of art. Fotografi d'azione a Roma, 1953 - 1973, è in mostra a
Palazzo Venezia a Roma fino al 3 ottobre". La mostra rappresenta una
testimonianza unica e suggestiva degli anni che furono definiti "Gli
anni della dolce vita" La grande esposizione è frutto di una ricerca
minuziosa e selettiva negli archivi fotografici dei "paparazzi"
dell'epoca.
"Paparazzo", fotografo
d'assalto appare per la prima volta nel film "La dolce vita" di
Federico Fellini, e che ha dato il nome a un'intera categoria.
La
ricerca e la selezione delle opere esposte, durata 7 anni, è stata condotta da
Davide Faccioli di
Photology. Faccioli ha visionato e analizzato un vasto archivio fotografico,
da cui ha selezionato 400
immagini, emblematiche di un epoca a suo modo leggendaria. Le 400 opere
sono immagini originali, tratte, come spiega Faccioli da “Quelle
realizzate dagli stessi fotografi. All’epoca erano gli stessi fotografi
che appena scattata la fotografia la stampavano personalmente per poi
portarla alla redazione del giornale”.
La mostra ha già debuttato
nel 2003 a Mosca; dopo Roma partirà nuovamente per un lungo tour
internazionale che la porterà nelle grandi capitali, un viaggio che si
concluderà nel 2008.
Achille
Bonito Oliva curatore della mostra racconta: “Alla fine degli anni
Cinquanta un gruppo di giovani cacciatori di teste, persecutori di
personaggi, dinamici assaltatori di vittime famose, si mettono al lavoro
ed involontariamente si promuovono fotografi d’azione”. E la vita
delle star del cinema,dei protagonisti della mondanità, illuminata
dai flash dei "paparazzi" diventa sempre meno privata, Una vita
condotta con sfrenato edonismo, il set è fatto di feste, locali,
night, caffè, strade.
Nella ricerca Faccioli è stato
inizialmente coadiuvato da un autentico protagonista dell'epoca, il
fotografo Tazio Secchiaroli, prezioso testimone e memoria
storica di quegli anni.
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“Il
primo con cui ho cominciato a lavorare - racconta Faccioli - è stato
Tazio Secchiaroli che mi ha aiutato, io milanese, a scoprire questo
mondo romano e ad entrare in contatto con altri archivi”. La mostra
racconta gli anni ruggenti della Dolce Vita romana, attraverso gli
obiettivi dello stesso Tazio Secchiaroli, e di Rino Barillari, Marcello Geppetti, Lino Nanni, Elio Sorci, Guglielmo Coluzzi,
Adriano Bartoloni, Alessandro Canestrelli, Velio Cioni, Licio D’Aloisio,
Mario Fabbi, Giuseppe Palmas, Pierluigi Praturlon, Sergio Spinelli.
Sono opere che raccontano i vizi e segreti dei principali
protagonisti del jet set internazionale.
Spiega ancora Bonito Oliva: “Siamo agli inizi degli anni Cinquanta
l'Italia esce dalla civiltà contadina, è il boom della città
industriale, nascono i miti del cinema e l'iconografia di Cinecittà come
una Hollywood sul Tevere, e Roma diventa il luogo di accoglienza dei miti
del grande schermo. Fino ad allora la fotografia si era accontentata di
documentare i rumori della vita, ma all'improvviso un gruppo di giovani
fotografi famelici fa irruzione nelle redazioni dei giornali a proporre
materiali nuovi, frutto di una rapina intentata ai danni della privacy.
Immagini nuove, realizzate con la sopraffazione, scatti compiuti con
pedinamenti, appostamenti, irruzioni, a piedi o da una moto.
Sono
immagini che documentano lo spaccato di una Italia attraversata da una
nuova gioia di vivere alla scoperta del peccato, in cui Roma funziona da
set - commenta Bonito Oliva. Anche perché, se “il moralismo puritano
americano aveva prodotto uno star system giocato su vizi privati e
pubbliche virtù, scandali affiorati e clamorose smentite, la sensibilità
cattolica e controriformista della città eterna, fatta di continue
remissioni dei peccati, sembra incoraggiare invece l’esplosione nel
sociale di ogni vita privata”.
Racconta Tazio Secchiaroli,
nella sua biografia; " i paparazzi vivevano in
squadra, appostati "come indiani" attorno ai bar, ai ristoranti, ai
night di Via Veneto, pronti a scattare per uno scatto e a guadagnare le
due o tremila lire che procurava lo scatto-notizia, lo
scandalo, lo spogliarello, il bacio, il litigio che animavano le serate
romane.
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Federico Fellini in via Veneto |
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. E le immagini documentano
inseguimenti, come quello
dell’auto di Ava Gardner alle quattro e mezzo del mattino,
e scazzotate: Walter Chiari che prende a pugni il
fotografo; e ancora, Anita Ekberg che esce sempre all'alba dal Brick Top di via Veneto con
Anthony Steel
su di giri per alcuni
bicchieri di troppo
, Sophia Loren e Cary Grant che passeggiano insieme, Audrey Hepburn che si prova le scarpe di Ferragamo,
Liz Taylor che prende il sole in topless, ma di schiena,
Federico Fellini fotografato da Andy Warhol,
e poi dive e divette della
Hollywood sul Tevere, come Cinecittà era chiamata.
“Quanto sono belle le persone immortalate nelle
fotografie"
commenta, il sovrintendente al polo museale
romano Claudio Strinati, "Volti che non sono artefatti, protagonisti di un'epoca prelifting e preinquinamento, un'immagine incredibilmente pulita”. Volti, a
volte sorridenti e compiaciuti, come Sophia Loren e Gina Lollobrigida, altre
corrucciati e indiavolati, come raccontano gli occhi sgranati come Richard
Burton, travolti dal flash improvviso. Ma come gli gridava Tazio Secchiaroli,
fuggendo sulla vespa dopo il colpaccio, “Quando i fotografi non vi
cercheranno più, sarete voi a cercarci!”.
L'itinerario espositivo racconta Roma
e la dolce vita. I primi
scandali che iniziano con una storica data, il 14 agosto del ’58:
Secchiaroli, appostato in Via Veneto, immortalò l’ex re d’Egitto in esilio Farouk
con la compagna giovane aristocratica napoletana
Capace Minutolo. Ma la madre degli scandali fu certamente l'oramai
storico spogliarello di Aichè Nanà, fin'allora sconosciuta
ballerina turca, al Rugantino, un famoso ristorante di quegli anni,
oggi al suo posto è sorto un Mac Donald .
Il percorso espositivo che si
articola in sette stazioni tematiche, inizia col boom economico, “gli anni in cui attraversavo la città in lambretta – ricorda
Elio
Sorci – traffico zero”. Altra tappa dell'itinerario, Cinecittà e Via Veneto, luoghi
di caccia per i
paparazzi. “Poi a Roma arrivavano i kolossal – dice Velio Cioni – e sui set di
questi film nascevano le storie d’amore tra i vari attori. Via Veneto era
diventata il centro di questo interesse”. |
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Poi il percorso fotografico si
allontana dal Piano Marshall e dal boom economico e imbocca l'itinerario
che porta agli anni di piombo,al terrorismo che inizia nel 1969 con
piazza Fontana a Milano, poi la crisi petrolifera, la contestazione
giovanile. Le luci dei riflettori sulla Hollywood sul Tevere si vanno
attenuando irrimediabilmente, l'epoca si conclude. La flash art dei paparazzi si modifica con
nuovi spunti. E gli spunti vengono dalla cronaca
della politica, che
interessa e appassiona, sempre più in un paese meno ingenuo e più
attento. Oggi, raccontano gli eredi dei "paparazzi", un'
intrigante foto di un leader politico ha più
interesse di una foto di una star.
Manifestazioni studentesche nel '68 |
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Lo spogliarello di Aichè Nanà, fin'allora sconosciuta ballerina
turca, al Rugantino
“A Flash of Art. Fotografi
d’azione a Roma 1953-1973”,
Dal 11 giugno al 3 ottobre 2004. Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118.
Roma
Orari: tutti i giorni, 10-19, chiuso il l
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