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Tra gli anni ’20 e gli anni ’30, Mario Sironi artista di rara sensibilità, rappresenta uno dei protagonisti del movimento futurista. La fine del fascismo e dei valori artistici ad esso associati, ivi compreso il movimento futurista, sarà per Sironi, come per altri artisti, un momento di grande crisi. La mostra rappresenta quella fase della vita di Sirone, dal '40 al '60, definita appunto come “gli anni della solitudine”. Sono anni in cui l'artista è tormentato da profonde crisi esistenziali, che gli forniscono nuovi stimoli creativi, con risultati di grande efficacia. E le sue opere tendono a mostrare le virtù ma anche debolezze ed errori della società civile italiana di cui egli ne diventa interprete. |
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“Mi è stato rimproverato - ebbe a dire Sironi - di non occuparmi dei campi coltivati, casette sul mare e simili stupidaggini ma di vedere soltanto rocce deserte, altitudini desolate, dove l’uomo si misura con la vastità dello spirito”. | ||
La Mostra è divisa in sezioni: la prima presenta i dipinti ad olio,
la seconda le tempere, la terza mostra l’attività di scenografo
teatrale di Sironi, ed espone le scenografie e figurini per Dottor Faust, Tristano e Isotta, I
Lombardi alla Prima Crociata, Il Ciclope, Don Carlos. L'ultima sezione
mostra la grafica pubblicitaria, settore nel quale Sironi ha molto operato. La mostra espone inoltre anche scritti del periodo, fotografie, e i riconoscimenti,alla carriera dell'artista (molti dopo la sua morte). |
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