da
www.rcs.it La guerra che ha diviso
il mondo nell'appassionata ricostruzione di una testimone d'eccezione.
"Ho provato a dare un ordine agli avvenimenti sparsi che giorno dopo
giorno ho raccontato. E mi sono assunta un rischio: quello di aprire la
porta sui miei sentimenti."
Il 23 gennaio 2003, Lilli Gruber arriva Baghdad come inviata speciale del
Tg1. Vi rimarrà quasi tre mesi, raccontando nei suoi servizi gli ultimi
sviluppi della crisi irachena e i giorni drammatici della guerra.
Oggi, in I miei giorni a Baghdad, la più popolare giornalista televisiva
italiana ripercorre come in un diario le tappe che hanno scandito la fine
del regime di Saddam Hussein: dal fallimento di ogni tentativo di mediazione
diplomatica ai convulsi preparativi dell'attacco; dagli incessanti
bombardamenti angloamericani alle grottesche mistificazioni della propaganda
di regime sull'andamento del conflitto; dalla caduta della capitale ai
saccheggi e agli scontri che hanno segnato i primi giorni del nuovo Iraq.
Distante dalle sterili contrapposizioni ideologiche tra pacifisti e
interventisti, ma anche dai fumosi dibattiti degli esperti di strategia
militare, Lilli Gruber si interroga sulle ragioni di questa guerra e sulle
conseguenze dell'occupazione americana di un Paese il cui destino, al centro
della regione più esplosiva del mondo, è cruciale anche per le sorti
dell'Occidente. E, per la prima volta, abbandona l'impassibilità del
reporter per raccontare senza filtri i suoi pensieri, le sue paure, le sue
speranze: "Anch'io sono toccata dagli avvenimenti. Mi fanno gioire, mi
disgustano, mi spaventano, mi rattristano, mi esasperano." Guidata da una
passione incondizionata per il proprio mestiere, condivisa giorno per giorno
con i colleghi che come lei hanno deciso di restare sotto le bombe a
testimoniare un momento unico della Storia, sfida la censura del regime e
intervista i rappresentanti della diplomazia internazionale, gli ufficiali e
i soldati americani, gli esponenti del governo iracheno.
Ma soprattutto, raccoglie le voci degli abitanti di Baghdad, uomini, donne e
bambini che lottano quotidianamente contro la povertà e la violenza, eroi
anonimi di un popolo "testardo, che ha saputo spingere sempre più in là i
limiti della sofferenza ed è al tempo stesso capace di straordinari gesti di
gentilezza e di affetto". Così, senza nulla concedere alla
spettacolarizzazione delle operazioni militari, Lilli Gruber lascia che a
parlare siano i fatti, le persone incontrate e i luoghi visitati, e offre
una preziosa chiave di lettura per interpretare il primo grande conflitto
del Terzo millennio.
NOTE BIOGRAFICHE
LILLI GRUBER
, giornalista professionista dal 1982, viene assunta nel 1984 al Tg3
regionale del Trentino-Alto Adige. Passata al Tg2, nel 1987 diventa la prima
giornalista italiana a condurre un telegiornale di prima serata. Nel 1990
viene chiamata da Bruno Vespa al Tg1, e a partire dal 1994 conduce
l'edizione delle 20. Dal 1998 lavora anche come inviata di politica estera,
seguendo per la Rai tutti i principali avvenimenti internazionali. Collabora
inoltre con il quotidiano "La Stampa". Ha scritto Quei giorni a Berlino,
Nuova ERI 1990.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti vanno ricordati lo Schmid Preis
(1995), il Premio Fregene (1998) e il Premio Spoleto per il giornalismo
(2001). Per la copertura della guerra da Baghdad, ha ricevuto nel 2003 il
Premio Chianciano e il Premio Sirmione Catullo. |