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Un grande evento al Teatro San Carlo di Napoli. Francesco Rosi riporta in scena " NAPOLI MILIONARIA", il capolavoro di Eduardo de Filippo.
 
Al Teatro San Carlo di Napoli, il 23 marzo del 1945,Eduardo debuttava con Napoli Milionaria. E allo stesso San Carlo il 30 maggio ritorna il capolavoro di Eduardo con la regia di Francesco Rosi, che torna al teatro dopo quarant'anni. E' Luca de Filippo che interpreterà  il tranviere disoccupato Gennaro Jovine,ruolo che nell'edizione del 1945,interpretò suo padre Eduardo.Gli sarà accanto nel ruolo della moglie Amalia, Mariangela d'Abbraccio. Lo spettacolo è prodotto dalla compagnia di Luca de Filippo, e del Mercadante Stabile di Napoli in collaborazione con il Comune e la Regione Campania.
Francesco Rosi commenta "l'attualità sconcertante del testo, visto che anche oggi c'è l'eco deleterio di fatti di guerra, e c'è sempre da discutere sulla condizione umana. In "Napoli milionaria" si denuncia la corruzione,la criminalità e l'avidità, e si invita il cittadino a riflettere mostrandogli la realtà. E' quello che modestamente ho cercato di fare anch'io coi miei film. Si tratta di far vedere, di far capire, e di indurre a una determinazione etica, a una salvaguardia dei valori. E a un rispetto della legge aggiungo io.
Dopo appena un mese del debutto di " Napoli milionaria" nel 1945, uscì nelle sale "Roma città aperta" di Roberto Rossellini. E sottolinea Rosi "il neorealismo corrisponde a una esigenza: far parlare i fatti. Certo nel teatro ci sono pure i contenuti, perché  il teatro si affida alla parola. E quanto a contenuti "Napoli milionaria" segnò una grande svolta che Eduardo volle sottolineare di persona. In una delle prime repliche uscì fuori dal sipario alla fine del primo atto e, vestito ancora col camicione da notte usato per la farsesca camera ardente con lui finto morto e dissimulare il mercato nero di famiglia, avvisò che fin lì s'era visto il suo vecchio genere, mentre dal secondo atto in poi il pubblico avrebbe assistito a un diverso modo di fare teatro."
 Alla prima l'emozione fu enorme. Raffaele Viviani  piangendo abbracciò Eduardo. Nel 1977, quando nel libretto per la versione d'opera di Nino Rota, Eduardo tolse la famosa battuta finale " ha da passà a nuttata" parve una iniziativa pessimistica. " Forse non voleva", afferma Rosi, "che quella frase fosse intesa come fatalistica, come se le cose dovessero mettersi a posto da sole: Per Eduardo era il contrario: doveva solo essere letta come un segno di determinazione, di volontà."   
"Tanti anni fa", svela Rosi, "non riuscii a convincere Sofia Loren a recitare "Napoli milionaria" a teatro. E così l'unica mia vera regia in teatro resta quella di "In memoria di una signora amica" di Patroni Griffi., alla Fenice di Venezia nel 1963, con la Lilla Brignone, Pupella Maggio, e Giannini" " Il teatro oggi dovrebbe guardarsi intorno, e trovare una forma duratura, poetica."