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CI SARA' UN' ITALIA Romano Prodi - Furio
Colombo pagine 168 - Prezzo Euro 11,00 |
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breve Questo libro è un vero e proprio manifesto dell’Italia che verrà, con l’idea di infondere una sferzata di energia a un paese che deve ritrovare la speranza di un progetto di bene comune. Il libro Romano Prodi, vincitore della prima campagna elettorale dell’Ulivo (1996). Presidente di un governo che ha portato l’Italia in Europa e ha permesso l’ingresso dell’Italia nell’area della moneta unica, presidente della Commissione europea negli anni 2000-2005, in cui si è compiuta una riforma radicale della Commissione, delle sue funzioni, della sua trasparenza ed efficienza (l’Unione europea è passata da 15 a 25 membri, ed è stata redatta e firmata la sua Carta costitutiva), Romano Prodi è ora candidato a guidare il governo di centrosinistra a capo dell’Unione, coalizione di tutti i partiti dell’opposizione italiana. Prodi è un personaggio-chiave della politica italiana ed europea – dunque mondiale – da oltre un decennio. Eppure appare a molti un estraneo alla politica, fatto di un materiale diverso. È vero? Quanto è diverso? E perché questa diversità sembra capace di creare un legame forte e diretto con i cittadini? Prodi, nel corso di una serie di conversazioni con Furio Colombo, ripensa a ciò che ha fatto e riflette su ciò che farà e sulla speranza di portare l’Italia fuori dai gravissimi problemi che l’attanagliano, la bloccano e al momento sembrano irrisolvibili. È una conversazione sul mondo, la guerra, il terrorismo, i pericoli planetari e i pericoli quotidiani. È una conversazione sul costo della vita, sull’angoscia delle famiglie, sull’esclusione dei giovani e la ghettizzazione degli anziani. È una conversazione sul lavoro che diventa più debole e scarso, sulle imprese che sembrano incapaci di competere, su un’economia in cui la finanza divora l’industria, su valori sempre invocati e sempre negati, sulla solitudine, sul senso di sconnessione che fa sentire molti cittadini lontani dalla politica, estranei, ostili. Sono le ragioni che hanno portato alla candidatura e alla guida di Prodi, che si diranno nelle primarie e nella campagna elettorale. Ma anche qualche ragione e qualche riflessione in più. Romano Prodi. Fino al 1978, anno in cui viene nominato ministro dell’Industria del governo Andreotti, il suo è il classico curriculum accademico. Allievo di Beniamino Andreatta all’Università di Bologna, dopo la laurea si specializza presso la London School of Economics. La breve parentesi ministeriale del 1978 gli consente di legare il suo nome alla normativa sul commissariamento e il salvataggio dei gruppi industriali in crisi, trampolino di lancio verso la presidenza dell'Iri, che il governo gli affida nel 1982. Alla guida della holding di via Veneto, che con la rete di società controllate è il più grande gruppo industriale del paese, rimane per sette anni, riuscendo a riportare in utile i conti dell’ente: da un passivo di 3056 miliardi di lire (di inizio gestione) a un utile di 1263 miliardi. Lasciato l’Iri, Prodi torna a occuparsi di università e di Nomisma, il centro studi fondato nel 1981, ma nel 1993 torna alla presidenza dell’Iri, richiamato dal governo Ciampi. Si tratta questa volta di una permanenza breve (un anno) nel corso della quale Prodi avvia il programma di privatizzazioni: l’Iri cede prima il Credito italiano, poi la Banca commerciale e avvia la procedura di cessione delle attività agro-alimentari (Sme) e di quelle siderurgiche. Dopo la vittoria elettorale del Polo nel 1994, Prodi si dimette, impegnandosi direttamente nell’attività politica fino alla sua nomina a capo del governo nell’aprile del 1996. Nel settembre 1999, Prodi diventa presidente della Commissione europea (fino alla fine del 2004). Tra i suoi libri: Un'idea dell'Europa, il Mulino 1999; Governare l'Italia. Manifesto per il cambiamento, Donzelli 1995. Furio Colombo. Giornalista e autore di molti libri sulla vita americana, ha insegnato alla Columbia University, fino alla sua elezione in Parlamento nell’aprile del 1996. Oltre che negli Stati Uniti, ha viaggiato a lungo in Asia e in America Latina. Ha scritto per molti giornali, da “Il Mondo” a “La Stampa”, a “The New York Review of Books” e ha realizzato decine di documentari e servizi giornalistici per la Rai. Ha diretto l'Istituto italiano di cultura di New York dal 1991 al 1994 e inoltre “L'Unità” fino all’inizio del 2005. Tra i suoi libri: America e libertà. Da Alexis de Tocqueville a George W. Bush, Baldini Castoldi Dalai 2005; L' America di Kennedy, Baldini Castoldi Dalai 2004; Manuale di giornalismo internazionale. Ultime notizie sul giornalismo, Laterza 1999; La città profonda. Saggi immaginari su New York, Feltrinelli 1994. |
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