La
casa di Goffredo Parise a Ponte di Piave è
diventata biblioteca-museo. Un iniziativa che vuole sottolineare
il rapporto tra lo scrittore e il paese, anche se con periodiche
e distaccate apparizioni nei bar del centro, Parise era un solitario
che conduceva una vita al di sopra delle righe, dice qualcuno, un
esistenza forse scandalosa per la campagna trevigiana di quarant'anni
fa e fatta di frequentazioni di personaggi eccentrici che non parlavano
veneto e di donne vistose che sparivano l'indomani.
La
casa diventata oggi museo, ci mostra quadri di Mario Schifano,
un arredamento di arte povera del '600 , tavolini orientali placcati
in osso, macchine da scrivere e i suoi autoritratti alternati ai
disegni di Giosetta Fioroni, una delle sue ultime
compagne e il giardino ove sono sepolte le ceneri dell'artista.
La visita alla casa di Parise servirà anche a spiegare al
visitatore la natura della reciproca attrazione-antipatia tra Parise
e Ponte di Piave, soprattutto perchè - come ha ricordato
Fernando Bandini, presidente del Comitato Scientifico
della Casa di Cultura - "alcuni aspetti delle sue opere lo
rendono sempre più interessante, nonostante sia morto ormai
da quasi 18 anni".
Silvio Perrella, autore di un recente saggio sullo
scrittore,sottolinea che a rendere Parise così solitario,vi
sarebbe anche il suo non schieramento ideologico. "Era un individualista
non egoista - ha spiegato Perrella - nel senso che si è fatto
tramite per la conoscenza", anche grazie ad una grandissima
"curiosità per il presente che lo distingueva, ad esempio,
dall'amico Pierpaolo Pasolini, nostalgico del passato
e con il mito del Veneto rurale". Nico Naldini ha
smentito, infine, i critici che alcuni anni fa si erano soffermati
sull'ultimo libro di Parise, "L'odore
del sangue", soggetto del nuovo film di
Mario Martone. "E' l'opera più autobiografica
che ha scritto - ha detto - e lo posso affermare per conoscenza
diretta dei personaggi; l'ha scritta per vendicarsi della vita,
e leggendolo ho davvero sentito la grana della sua voce".
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