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Con le peggiori intenzioni

di Alessandro Piperno

Edizione MONDADORI

Pagine  312

Prezzo Euro  17,00 

 

L'epopea dei Sonnino, ricca famiglia di ebrei romani, dai tempi eroici dello sfrenato nonno Bepy e del suo socio Nanni Cittadini - la cui irriducibile competizione peserà in modo fatale sui rispettivi eredi - ai giorni assai meno grandiosi dello sgangherato nipote Daniel.
Le avventure, gli amori, le ossessioni e i tradimenti degli eroi vitalisti degli anni Sessanta e dei loro rampolli dorati e imbelli, dei giovani e dei vecchi, delle famiglie antiche e dei parvenu, dei fortunati e dei falliti, si succedono di festa in festa, di scandalo in scandalo, in un romanzo spettacolare.
Tutto è narrato dalla voce di Daniel, di questo "adolescente disperato", di questo "moralizzatore ipocrita, questo incrocio tra Cromwell, Savonarola e Tartuffe".
Piperno ha scolpito figure indelebili dell'ascesa e caduta di un mondo finora inesplorato. Nella sua scrittura, notevolissima per capacità evocativa e introspezione, si sentono le voci di Philip Roth, di Saul Bellow e della grande tradizione ebraica, oltre al marchio di un talento freschissimo.
Il ritratto è dunque quello di un milieu opulento e fatuo, anche se non tutto può essere eleganza, minuetto, gioco di società. L'Eden di una classe privilegiata e assurda non è per sempre, anche il paradiso finisce. Dietro i morbidi anni Ottanta premono i drammi di oggi: la guerra, il terrorismo, una sconvolgente perdita di senso, il retaggio di una storia che purtroppo conosciamo, riscattato soltanto dal tono mai spento, mai sommesso, a tratti esilarante, di questo felice e inaspettato esordio.


Alessandro Piperno è nato a Roma, dove vive, nel 1972. Insegna letteratura francese a Tor Vergata. È redattore di "Nuovi Argomenti". Ha pubblicato il saggio Proust antiebreo (Franco Angeli 2000) e Con le peggiori intenzioni (Mondadori 2005).

 

Piperno, il caso letterario che scatena le invidie

di GAIA GIULIANI per La Repubblica

E' il caso letterario dell'anno. "Con le peggiori intenzioni" Alessandro Piperno, scrittore esordiente, trentaduenne, romano, è balzato agli onori delle cronache, dei salotti mediatici e virtuali. Nelle classifiche arriva subito dopo il Papa, Garcìa Màrquez e Dan Brown. 80mila copie vendute in soli quindici giorni raccontando ascesa e decadenza di una facoltosa famiglia ebraica che somiglia tanto alla sua, attraverso un secolo di storia.

A scatenare lingue e penne su di lui - perché si dibatte accanitamente del suo libro non solo su stampa e tv, ma anche in furiosi e copiosissimi botta e risposta su decine di blog - oltre al talento, è stata l'invidia. Proprio quel sentimento a cui Piperno dedica buona parte del suo libro quando parla di Daniel Sonnino, suo alter ego e protagonista del romanzo, come dell'autore di un saggio che è un "mausoleo di invidia" intitolando all'invidia addirittura la seconda parte dell'incensata-detestata opera prima.

I suoi lettori infatti si dividono in due fazioni contrapposte, e agguerritissime: chi lo loda lo fa chiamandolo il nuovo Proust o il nuovo Philiph Roth, già pronto ad emularne la passione feticistica per le calze delle donne amate - da rubare appena possibile - sciogliendosi in mugolii di piacere di fronte alla sua prosa. Chi lo odia lo fa con livore, definendolo un fenomeno pompato dal marketing e "dalla stampa che conta", squallido snob perché con la famiglia va in vacanza a Cortina e Positano, notando con una perizia da fare invidia a un navigato correttore di bozze che in 300 pagine Piperno scrive per ben "3 volte apotropaico", un delitto "sufficiente a garantirgli un posto tra i libri da dimenticare", ma che significa solo aver usato un termine colto tre volte in tutto il libro, che conta le 300 pagine citate più quattro.

Ma non basta, perché lui, angelo e demone, è anche professore universitario a contratto di letteratura francese ed è nato "solo" nel 1972, roba da far impallidire. E non va neanche bene che ami vestirsi all'inglese, con giacche di tweed, Borsalino di feltro e cravatte di cachemire, che c'è di male se preferisce abbigliarsi così piuttosto che con jeans strappati e occhialoni a specchio? No, "insopportabile", persino quando affronta con grande padronanza di sé Giuliano Ferrara che a 8 e 1/2, senza troppi complimenti, gli domanda "a pipè, ma tu sai parlà?". Sì, e lo fa pure bene. Ma continua ad essere "antipatico" "ridondante".

Nei blog il suo testo è vivisezionato, e quasi sempre da coetanei, che si sperticano in coltissime stroncature chiedendo la sua testa, senza accorgersi di emularne pedissequamente lo stile ricercato. O idolatrandolo senza freni. E c'è anche qualche collega meno fortunato, ma non per questo poco supponente, che fa notare con discrezione che il libro l'ha pubblicato la casa editrice del presidente del consiglio, senza dire che c'è stata una lotta all'ultimo sangue tra Rizzoli e Mondadori dopo che Adelphi l'aveva rifiutato.

Alessandro Piperno, in una recente intervista - anche questa oggetto di critiche velenosissime - ha dichiarato che tutto questo successo lo sta facendo sentire depresso, afflitto da crisi di panico, tanto spaventato da mettere il cane di guardia davanti alla porta di casa. Anche se le ragazze ora gli muoiono dietro, non come Gaia, l'amore infelice del libro, e di un viaggio, vero, nell'elitaria Cortina. "L'invidia è una terribile fonte di infelicità per moltissima gente", scrisse l'illustre Bertrand Russell.