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Soprannominato “Tenno”, l’Imperatore del cinema
giapponese, Akira Kurosawa,(1910 - 1998) Leone
d'Oro e Oscar alla carriera, è il più grande regista
giapponese. Di grande spessore culturale, Kurosawa
che era discendente da un'antica famiglia di samurai, ha influenzato
tutto il cinema mondiale. Studioso di teatro e in particolare di
Shakespeare, pittore di talento, Kurosawa
è ricordato anche come ex campione di kendo e appassionato
di golf. Kurosawa ha diretto oltre trenta film, tra questi ricordiamo
"Rashômon", 1950, b/n;
"I sette samurai", 1954, b/n; "Dersu Uzala, il piccolo
uomo delle pianure", 1975; "Kagemusha, l'ombra del guerriero",
1980; "Ran", 1985; "Sogni", 1990; "Rapsodia
d'agosto", 1991.
In occasione del trentennale dell’uscita di “DERSU UZALA”,
l’Ischia Film Festival rende omaggio al maestro giapponese
con una pellicola che è un inno all’amicizia tra genti
diverse, ma anche una riflessione profonda sul rapporto tra uomo
e natura.
Per l’occasione il capolavoro che vinse il premio Oscar come
miglior film straniero viene riproposto in versione originale con
un montaggio inedito per l’Italia. All’epoca della sua
uscita furono infatti effettuati tagli oggi scomparsi, ed è
perciò doveroso assistere alla visione con una prospettiva
del tutto nuova, la più vicina possibile ai desideri del
regista. “DERSU UZALA” fu prodotto dalla MOSFILM, che
permise al regista di tornare al cinema dopo un periodo di gravissime
difficoltà. E’ per questo motivo, che la Giuria del
Festival in accordo con la Direzione Artistica ha deciso di conferire
il premio speciale Plinius 2005 a Karen Shakhnazarov,
Presidente della MOSFILM.
Lo stupefacente dominio della tecnica, la bellezza visionaria delle
sue immagini, l’umanità dolente dei suoi personaggi
ne fanno uno dei capolavori della storia del cinema. Mostrandoci
la fragile bellezza di luoghi-vergine del mondo, al crocevia tra
culture dalla storia millenaria, Kurosawa racconta l’incontro
tra un ufficiale russo animato dallo spirito di conquista e un piccolo
cacciatore, uomo ragionevole e sicuro nel suo habitat naturale.
Si salvano reciprocamente la vita e diventano amici malgrado le
differenze. Nell’immensità primigenia del paesaggio
siberiano, una lezione esemplare di antropologia culturale oltre
che splendido poema epico sulla sintonia dell’uomo con la
natura.
19
giugno 2005
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